Questa è la guida più completa alle fratture ossee.
Quali sono i loro sintomi?
Quali sono le loro complicazioni?
Quanto tempo impiega un osso a guarire?
In questa guida imparerai tutto sulle fratture ossee.
Le fratture ossee sono definite come un’interruzione della continuità dell’osso.
Le due componenti separate vengono chiamate monconi di frattura, mentre la fessura che si crea fra di loro è detta rima di frattura.
Il meccanismo della lesione è definito da:
Quadro clinico e sintomi:
I sintomi classici di una frattura sono:
Gonfiore: gonfiore di tipo patologico, e aumento di volume della struttura, causato dalla presenza di liquido linfatico nei tessuti (edema).
Dolore: che è sempre presente e aumenta con il movimento e con la palpazione del segmento colpito. Può essere lieve, moderata e grave e può essere dovuta a lacerazione del periostio (lo strato esterno), lesioni dei tessuti molli, lesioni vascolari, lesioni nervose, ecc.
Deformità: causata dallo spostamento delle ossa, come spesso accade nelle fratture scomposte, e dall’aumento del volume del tessuto, causato dall’edema.
Mobilità anormale: a volte la limitazione del movimento è così rilevante che il soggetto non è in grado di muovere il segmento interessato.
Perdita di stabilità e movimento naturale dell’area anatomica compromessa.
La classificazione delle fratture è definita da molteplici fattori:
A seconda della parte dell’osso interessata si possono avere fratture:
Trauma diretto: quando l’osso si frattura nel punto di applicazione della forza di lesione:
Trauma indiretto: quando la forza lesiva agisce a distanza dal focolaio di frattura, propagandosi lungo tutto l’arto o lungo la colonna vertebrale fino a raggiungere la sede di frattura:
a) Internamente aperto (dall’interno): l’estremità tagliente della frattura perfora la pelle dall’interno, provocando una frattura aperta.
b) Esternamente aperto (aperto dall’esterno): l’oggetto che causa la frattura lacera la pelle e i tessuti molli sopra l’osso, poiché rompe l’osso, provocando una frattura aperta.
L’esposizione di una frattura aperta all’ambiente esterno la rende ad alto rischio di infezione.
a) Frattura incompleta o infrazione: se l’osso non viene completamente interrotto.
Ad esempio, le fratture a “legno verde” si osservano esclusivamente nei bambini.
Qui l’osso è elastico e di solito si piega a causa dell’instabilità o della rottura di una corteccia quando viene applicata una forza.
b) Frattura completa: se l’osso viene completamente interrotto.
Fratture patologiche: si verificano quando le ossa sono state precedentemente indebolite da una condizione patologica, in cui anche sollecitazioni lievi possono causare una rottura della struttura.
Si presentano come un cedimento spontaneo dell’osso malato o dall’applicazione di una forza di lieve o di moderata entità.
Per esempio, come avviene nel caso di alcune patologie neoplastiche (benigne o maligne):
Oppure anche in altre patologie che possono causare una fragilità scheletrica, come l’osteoporosi, tumori ossei, ecc.:
Fratture da stress: si verificano a causa di forze, di bassa intensità, ripetute nel tempo.
Si presentano maggiormente negli arti inferiori e in ossa sollecitate a carico di lavoro prolungato.
Il sovraccarico funzionale che deriva dalla ripetizione delle continue sollecitazioni sull’osso è tipico degli sportivi.
Per esempio, come avviene in alcuni sport come la danza, la corsa, ecc:
Normalmente, l’osso danneggiato da questi piccoli micro traumi tende ad auto-ripararsi durante i periodi di riposo.
La continua applicazione di una forza provocata dal medesimo gesto atletico e quindi nella stessa zona che ha subito precedentemente il danno, causa un ulteriore indebolimento della struttura, e, con il tempo, alla creazione di una frattura da stress.
Le complicanze delle fratture sono rare ma possono minacciare la vitalità dell’arto o causarne un’alterazione funzionale permanente, fino a coinvolgere l’intero organismo.
Il rischio di complicanze è elevato in caso di fratture aperte (che predispongono a un’infezione) e con le fratture che coinvolgono e lesionano le strutture circostanti all’osso fratturato, quali vasi sanguigni, tessuti, e nervi.
Le fratture chiuse che non coinvolgono i vasi sanguigni e i nervi, soprattutto quelle che sono velocemente ridotte, hanno meno probabilità di causare gravi complicanze.
Le complicanze possono essere immediate (acute) o tardive:
Le complicanze acute includono tutte le problematiche che si manifestano al momento del trauma, o nei giorni immediatamente successivi:
Emorragia: caratteristica comune di tutte le fratture e delle lesioni dei tessuti molli.
Raramente, l’emorragia interna o esterna è abbastanza grave da provocare uno shock emorragico (per esempio come accade nelle fratture del bacino, femorali, ed in qualche frattura esposta).
Lesioni della cute: avvengono generalmente nelle fratture scomposte esposte, nelle quali l’esposizione dev’essere immediatamente individuata, per evitare di andare incontro ad infezioni.
Lesioni vascolari: alcune fratture scomposte ed esposte lacerano i vasi sanguigni.
Alcune fratture chiuse, in particolare le fratture sovracondiloidee omerali dislocate sia anteriormente, che posteriormente, interrompono l’afflusso vascolare in misura sufficiente a provocare un’ischemia (sindrome di Volkmann).
La lesione vascolare può essere non visibile clinicamente, anche per alcune ore dopo l’infortunio.
Lesioni nervose: i nervi possono venir lesi da frammenti ossei, se compressi da un trauma da schiacciamento, o strappati da frammenti ossei appuntiti.
Se la lesione nervosa è caratterizzata da una compressione prolungata, o da una compromissione della guaina che riveste il nervo (guaina mielinica), si potrà avere un blocco temporaneo della conduzione nervosa (che può durare da pochi giorni, fino a qualche mese), con la ripresa graduale dell’attività motoria e sensitiva (se la struttura nervosa è integra, il nervo tende a guarire spontaneamente).
Nel caso in cui la lesione è totale, quindi il nervo è stato strappato o tagliato completamente, la sensibilità e la capacità di muovere la struttura sono compromesse; l’unica soluzione plausibile è di intervenire immediatamente tramite intervento chirurgico.
Embolia polmonare o malattia tromboembolica (TVP): nei pazienti con frattura dell’anca e delle pelvi, il rischio di embolia polmonare è alto.
L’embolia polmonare è la più comune complicanza fatale delle fratture dell’anca e del bacino.
L’embolia polmonare viene individuata in quanto il paziente presenta una “fame d’aria”, con difficoltà di respirazione, tosse, tachicardia, ecc.
Motivo per il quale, in seguito ad una frattura e ad un intervento chirurgico, viene generalmente prescritta una terapia farmacologica a base di eparina, un farmaco che permette la fluidificazione del sangue, evitando che si possano così formare delle ostruzioni nelle arterie.
Embolia adiposa/grassosa: è dovuta al passaggio di globuli di grasso, che vanno ad ostruire arterie e capillari di polmoni, cervello, reni e cute.
Le fratture delle ossa lunghe (più comunemente, le fratture femorali) possono rilasciare del grasso (e altro materiale contenuto nel midollo osseo) che può causare un’embolia polmonare.
Sindrome compartimentale (Volkmann):
È una sindrome caratterizzata da un aumento della pressione all’interno di un’area anatomica circoscritta (come accade principalmente nelle fratture del radio e dell’ulna, nelle fratture dell’omero vicino al gomito, nelle fratture del piatto tibiale e nelle fratture esposte della tibia).
L’aumento della pressione interrompe la circolazione sanguigna ed i tessuti di quel distretto anatomico (tendini, legamenti, muscoli, nervi) non ricevono più (o parzialmente) supplementi e ossigeno.
La conseguenza di questa sindrome, se non rilevata in tempo, porta ad una necrosi tissutale o alla morte della struttura interessata.
Il risultato dei muscoli colpiti da necrosi è una deformità e un deficit nervoso, fino alla totale mancanza di sensibilità.
La sindrome compartimentale minaccia la vitalità e la sopravvivenza dell’arto, fino al punto da richiedere l’amputazione.
La terapia consiste nella decompressione attraverso un intervento chirurgico di fasciotomia.
Viene incisa la loggia anteriore dell’avambraccio, dal gomito al tunnel carpale.
L’incisione deve essere lasciata aperta fino alla risoluzione dell’edema, dopodiché il compartimento anatomico viene chiuso con una sutura o un innesto cutaneo.
Infezione:
La contaminazione della ferita con batteri provenienti dall’ambiente esterno può portare a un’infezione dell’osso (osteomielite).
Quando questi microrganismi invadono la membrana, scatenano una reazione infiammatoria, che può portare alla formazione di pus.
Si verifica più comunemente nelle fratture aperte, in particolare in quelle in cui la composizione avviene dall’esterno (composizione esterna).
L’uso crescente di metodiche chirurgiche nel trattamento delle fratture è responsabile dell’aumento dell’incidenza dell’infezione dell’osso, spesso a distanza di anni. L’infezione può essere superficiale, moderata (osteomielite) o grave (cancrena gassosa).
La normale consolidazione di una frattura dovrebbe comportare la formazione del callo osseo, sufficiente a sopportare le sollecitazioni.
Una volta trascorso il tempo di consolidazione e di guarigione ossea, l’assenza di elementi che comprovano la riparazione della lesione, possono portare a:
Instabilità: alcune fratture possono portare all’instabilità articolare.
L’instabilità può essere invalidante e aumenta il rischio di artrosi.
Rigidità e riduzione del movimento: le fratture che si estendono alla superficie dell’articolazione spesso lesionano la cartilagine articolare.
Un’alterazione della superficie cartilaginea porta a una cicatrizzazione, che causa artrosi e compromette la capacità di movimento.
La rigidità è più probabile se un’articolazione ha bisogno di un’immobilizzazione prolungata.
Il ginocchio, il gomito e la spalla sono particolarmente soggetti a rigidità post-traumatica, soprattutto in età avanzata.
Ritardo di consolidazione:
I principali fattori predisponenti includono:
Pseudoartrosi: è la compromissione completa ed irreversibile (se non tramite operazione chirurgica), della guarigione ossea.
E’ un quadro patologico in cui si è formato tra i frammenti di frattura, un particolare tessuto detto fibroso e fibro-cartilagineo (quello che si può ritrovare nelle cicatrici e nei dischi vertebrali).
Il corpo percepisce i frammenti ossei come se fossero ossa separate, di conseguenza prova ad unirli.
Mal Consolidamento: si verifica quando i frammenti di frattura guariscono in una posizione non corretta, causando una deformità clinica ed estetica.
Può avvenire nel caso in cui una frattura non è stata adeguatamente ridotta e stabilizzata.
Tramite delle osteotomie correttive (operazioni chirurgiche in cui l’osso viene rescisso con l’intento di correggerne la forma), la lesione viene ripristinata alla sua normale morfologia scheletrica e i frammenti vengono stabilizzati nella posizione desiderata, tramite mezzi di osteosintesi diversi.
Per esempio, nella figura sottostante, il punto:
A. Consiste in un’ osteotomia trasversale singola per ripristinare l’allineamento mediante traslazione pura, senza angolazione;
B. Consiste in una singola osteotomia obliqua a livello della deformità, per ripristinare l’allineamento ed aumentarne la lunghezza;
C. Una deformità traslazionale rappresentata come due angolazioni identiche, ma in direzioni opposte che causano il disallineamento dell’asse meccanico dell’estremità inferiore.
Si effettuano quindi osteotomie a cuneo di uguale grandezza in direzioni opposte, che possono essere utilizzate per correggere una deformità traslazionale e ripristinare l’allineamento dell’asse meccanico dell’estremità inferiore.
Osteonecrosi: una parte di un frammento di frattura può diventare necrotica, soprattutto quando l’apporto vascolare è danneggiato.
Le fratture chiuse a rischio di osteonecrosi sono le fratture dello scafoide carpale, le fratture scomposte del collo del femore, e le fratture scomposte del collo dell’astragalo.
Artrosi: le fratture che interrompono la continuità di un’ articolazione, possono provocare un disallineamento articolare, con conseguente instabilità e futura degenerazione della cartilagine articolare.
Discrepanza della lunghezza degli arti: se una frattura nei bambini coinvolge una cartilagine di accrescimento, la crescita può essere influenzata, risultando in un arto più corto dell’altro.
Negli adulti, la riparazione chirurgica di una frattura, in particolare delle fratture del femore, può causare una discrepanza nella lunghezza della gamba, che può portare a difficoltà a camminare e la necessità di un plantare nella scarpa per la gamba più corta.
Algodistrofia (Morbo di Sudek o CRPS):
È definita come una sindrome dolorosa regionale complessa.
Le cause sono attualmente sconosciute; può essere imputato alla presenza di un evento dannoso scatenante, o a una causa di immobilizzazione.
Colpisce braccia, mani, gambe e piedi.
La CRPS descrive una serie di condizioni dolorose caratterizzate da un dolore regionale continuo (spontaneo e/o evocato) apparentemente sproporzionato rispetto al decorso abituale di qualsiasi trauma noto o altra lesione.
Il dolore è regionale e la persona presenta sensazione di bruciore, rigidità, pelle sudata e lucida, edema, disturbi della contrazione muscolare, viraggio del colore della struttura anatomica interessata, dolore che permane anche quando lo stimolo doloroso non è più presente.
Ci sono due tipi:
La CRPS di tipo 1 (come accennato in precedenza) si verifica a seguito di un trauma come fratture, distorsioni, interventi chirurgici e micro traumi ripetuti.
La CRPS di tipo 2 si verifica a seguito di una lesione a un ramo nervoso.
Osteomielite: è un processo infiammatorio che interessa sia la componente esterna dell’osso, che quella interna e quindi il midollo osseo.
La causa più comune è quella batterica o fungina.
L’infezione provoca la formazione di ascessi.
Il pus così formato trova la sua via d’uscita attraverso l’area di minor resistenza.
L’ascesso sviluppatosi, si diffonde attraverso i tessuti molli e verso l’esterno, formando un seno che rompe la pelle, oppure scivola verso il basso, verso la diafisi, tra la corteccia e il periostio.
Punto A: sequestro
Punto B: periosteo
Punto C: pus
Punto D: corteccia
Punto E: involucro
Punto F: acesso osseo
Punto G: cavità midollare
Necrosi avascolare asettica post traumatica: è la morte delle cellule di una porzione di tessuto osseo, dovuta all’insufficienza o mancanza di apporto di sangue alla struttura (non per cause adibite a infezioni o all’introduzione di batteri che danneggiano la struttura).
Nei casi più gravi porta al collasso osseo.
La clavicola è l’osso più comunemente fratturato durante la nascita (rappresenta dal 40 al 50% di tutte le lesioni alla nascita), seguito da una lesione del plesso brachiale (di solito durante la rotazione strumentale del vertice), l’omero (lesionato durante il parto podalico) e il femore in quell’ordine.
Questo tipo di osso tende a guarire spontaneamente più velocemente di altri.
Il meccanismo della lesione è puramente indiretto, sebbene in alcuni casi si verifichi direttamente.
È causato da un incidente stradale e da una caduta sulla punta della spalla.
La prima cosa che potresti sentire è:
Raramente, potresti presentare una pseudo-paralisi del braccio colpito.
In questo caso il frammento di frattura più vicino al collo viene spostato superiormente, così come diventa visibile e palpabile.
Il frammento laterale, invece, tende a cadere a causa del peso del braccio e della trazione del grande pettorale.
Dovresti trovarti ad assumere una sorta di posizione difensiva, in cui il braccio opposto sostiene il gomito colpito, con la mano e la testa che tende ad inclinarsi verso la zona fratturata, in modo da rilassare le strutture muscolari che intervengono sulla clavicola.
È necessario prestare attenzione nei bambini, perché il frammento di frattura non è sempre visibile.
Le complicanze immediate:
Sono rare, ma possono essere anche molto gravi, come le lesioni polmonari e della pleura (lo strato che riveste i polmoni).
Le complicanze tardive:
Trattamento conservativo:
Nei bambini (e neonati) la guarigione dell’osso è spontanea.
Imbracatura a polsino e colletto per le fratture non scomposte (fig. A);
Il fissaggio del sito della frattura dopo la riduzione della frattura sollevando il braccio e rinforzando la spalla verso l’alto e all’indietro dà buoni risultati sia nei bambini che negli adulti (Fig. B);
Il bendaggio a 8 è comunemente usato e agisce ritraendo il cingolo scapolare, minimizza la sovrapposizione e consente una guarigione più anatomica (Fig. C).
Trattamento chirurgico:
È indicato in caso di spostamenti ed esposizioni di fratture e consiste in riduzione aperta e fissazione interna rigida.
I metodi comuni di fissazione interna sono:
Le fratture della scapola sono tra le meno frequenti, in quanto è un osso avvolto da masse muscolari che la circondano completamente e nella maggior parte dei casi non sono importanti, perché i pazienti si riprendono bene anche senza molti trattamenti.
L’eccezione è data dal margine glenoideo (punti 2 e 3 nella figura sottostante), che subisce danni maggiormente legati alle lussazioni dell’osso del braccio, l’omero.
I traumi ad elevata intensità sono i maggiori responsabili delle fratture scapolari, e anche dei danni collaterali, quali fratture costali, vertebrali, contusioni, ecc.
Un trauma ad alta intensità è la principale causa di fratture scapolari, e anche di altri danni collaterali, come fratture costali, fratture vertebrali, contusioni, ecc.
Il meccanismo della lesione è dato da un colpo diretto (caduta di un oggetto pesante sulla scapola) o da un carico assiale sulle mani tese.
Le fratture della scapola vengono classificate in base alla localizzazione anatomica:
Analogamente alle fratture della clavicola, potresti riscontrare:
La complicanza più rilevante nelle fratture articolari scapolari è l’artrosi post-traumatica della spalla.
Questa patologia non si presenta immediatamente dopo il trauma, ma tende a manifestarsi in tempi più lunghi.
Trattamento conservativo:
In quasi tutti i pazienti viene applicato un tutore in tasca reggi-braccio.
Trattamento chirurgico:
L’operazione chirurgica viene effettuata in caso di frattura associata a lussazione della testa dell’omero e di conseguenza stabilizzata tramite osteosintesi del frammento distaccato con viti, per evitare future instabilità.
Le fratture del braccio sono caratterizzate da tutte quelle lesioni scheletriche che riguardano l’omero, l’osso del braccio, e vengono classificate in base alla zona di lesione:
Si riscontrano maggiormente in pazienti anziani, in cui alcune patologie come l’osteoporosi, possono causarne una lesione, anche a causa di una forza di bassa intensità sull’arto.
Il meccanismo traumatico è generalmente indiretto, quindi l’impatto da caduta non avviene direttamente sulla zona di frattura, quanto più per cadute sulla spalla, del gomito e della mano, in atteggiamento di difesa.
Le fratture dell’omero prossimale si suddividono in:
Le fratture del collo chirurgico:
Questo tipo di fratture sono caratterizzate da un’assenza di spostamento dei frammenti (la prima immagine da sinistra), o da una loro scomposizione (la seconda immagine da sinistra), o da un ingranamento dei frammenti (la terza immagine da sinistra) – un frammento entra dentro l’altro – o dalla dislocazione del corpo dell’osso verso il cavo ascellare (l’ultima immagine a destra):
I primi sintomi che potresti avvertire sono:
La caratteristica principale di questo tipo di frattura è lo stravaso di sangue nel braccio, nel torace e nell’ascella, causato dal trauma (segno di Hennequin):
Complicazioni immediate:
Complicazioni tardive:
Trattamento conservativo: nelle fratture composte, o ingranate si immobilizza l’arto con un tutore (Desault) all’incirca per 30 giorni, seguito da un precoce programma riabilitativo per il recupero dell’articolarità della spalla ed evitare rigidità articolari.
Trattamento chirurgico: viene effettuato nelle fratture scomposte e nelle fratture-lussazioni, rispettivamente attraverso fili di Kirschner e/o viti e osteosintesi con placca e viti.
Fratture del trochite omerale:
Le fratture del trochite omerale sono più frequenti delle precedenti fratture e anch’esse associate spesso a lussazioni della testa omerale.
Il meccanismo traumatico è di tipo diretto o per avulsione/strappamento.
Trattamento conservativo: come per le fratture del collo chirurgico dell’omero, se la frattura è composta, allora la terapia verterà sul mantenimento di un tutore Desault per 20-30 giorni.
Trattamento chirurgico: se la frattura è scomposta, con la risalita del frammento verso l’alto (il quale potrebbe andare a creare un attiro ed un blocco dell’articolazione della spalla), si procede con la osteosintesi del frammento.
Fratture del collo anatomico dell’omero:
Le fratture del collo anatomico omerale sono molto rare e si caratterizzano per una vera e propria decapitazione della testa omerale.
La possibile complicazione a questo genere di trauma è la necrosi della testa dell’omero (non determinata da infezione batteria, né dal blocco di un vaso sanguigno).
Trattamento conservativo:
Come per le fratture del collo chirurgico e del trochite, quando la frattura è composta, la terapia conservativa consiste in un tutore Desault per 20-30 giorni.
Trattamento chirurgico:
Se la frattura è scomposta, si procede con la osteosintesi del frammento.
Fratture della testa dell’omero:
Le fratture della testa dell’omero sono poco frequenti, in quanto sono limitate a traumi da infossamento o infrazioni.
Trattamento conservativo: quando la frattura è composta, la terapia conservativa consiste in un tutore Desault per 20-30 giorni.
Trattamento chirurgico: nei casi in cui è presente una frattura da scoppio, si provvede alla rimozione chirurgica dei frammenti e della sostituzione della testa dell’omero, tramite impianto di una protesi parziale di spalla.
Le fratture della diafisi omerale sono più comuni negli adulti che nei bambini.
Accanto alla clavicola, questa è la seconda frattura più comune alla nascita.
Nei pazienti anziani, alcune patologie come l’osteoporosi, possono causare lesioni, anche a causa di una forza di bassa intensità sull’arto.
Il meccanismo della lesione può essere causato da:
Forza diretta: questo può produrre una trasversale o frattura comminuta.
Forza indiretta: è dovuta alla caduta su una mano tesa
e questo produrrà una frattura obliqua o spirale.
Lesioni alla nascita: questa è la seconda causa più comune nelle
fratture della clavicola.
Le fratture della diafisi omerale avvengono per traumi diretti ad alta intensità ed energia, come accade per esempio negli incidenti stradali.
In base alla sede di frattura, il segmento prossimale (più vicino alla spalla) può traslare anteriormente o posteriormente.
Nel caso in cui la frattura è al di sopra dell’inserzione del muscolo deltoide, il segmento di frattura più vicino alla spalla verrà trazionato in avanti e all’interno del corpo, per la forza del muscolo grande pettorale (immagine a sinistra);
Se la frattura è al di sotto dell’inserzione del muscolo deltoide, il frammento di frattura prossimale verrà trazionato verso l’alto e posteriormente (immagine a destra).
Complicazioni immediate:
Complicazioni tardive:
Trattamento conservativo: si basa su l’immobilizzazione dell’arto con un tutore toraco-brachiale fino anche a 3 mesi.
Trattamento chirurgico:
L’articolazione del gomito è l’articolazione più famosa del corpo perché è associata a molte complicazioni a seguito di lesioni o traumi al gomito.
La caduta con le mani tese è più comune nei bambini perché sono più giocosi e quindi più inclini a cadere.
Diventa facilmente rigido e offre una forte resistenza agli sforzi dei medici curanti e fisioterapisti per renderlo di nuovo mobile.
È quindi necessaria una tempestiva riabilitazione per evitare future rigidità articolari.
Le fratture del gomito includono le fratture dell’estremità dell’omero e quelle dell’estremità più vicine dell’ulna e del radio.
Si suddividono in:
Le fratture sovracondiloidee:
Si osservano maggiormente nei bambini tra i 5 e 10 anni.
Figura A: frattura da estensione:
Il meccanismo traumatico è indiretto, per caduta sulla mano, mentre il gomito è mantenuto teso.
Figura B: frattura da flessione:
Il meccanismo traumatico è diretto, a causa di un urto violento posteriormente a gomito flesso.
La sensazione che puoi provare può essere:
Complicazioni immediate:
Complicazioni tardive:
Trattamento conservativo:
In caso di frattura composta si tenta la riduzione chiusa in anestesia generale con metodi di trazione e contro trazione.
Prima si corregge l’inclinazione mediale e laterale, poi si procede allo spostamento posteriore e si applica un calco brachio-metacarpale con il gomito flesso.
Viene eseguita successivamente una radiografia di controllo e, in caso di fallimento, vengono presi in considerazione metodi alternativi di trattamento, come la trazione scheletrica o la riduzione aperta e la fissazione interna.
Trattamento chirurgico:
I metodi di trazione sono indicati nel caso in cui i metodi conservativi falliscono e anche nelle fratture scomposte.
Consistono in una trazione cutanea o scheletrica; il paziente viene posto sul letto, in decubito supino (sdraiato sulla schiena), con il gomito piegato a 90°.
Viene applicata una trazione trans-olecranica, che sostiene il braccio verso l’alto (questa modalità di trattamento chirurgico permette di ridurre lo spostamento dei frammenti ossei, le compressioni sulle strutture vascolari e nervose e la riduzione dell’edema, che per forza di gravità, scorre fino ai linfonodi ascellari, dove vengono definitivamente smaltiti).
Come si interviene in caso di ulteriori complicazioni nelle fratture sovracondiloidee:
La frattura dell’olecrano è rara nei bambini.
Negli adulti è paragonabile alla frattura della rotula.
La riduzione della frattura deve essere esatta poiché qualsiasi irregolarità residua della superficie articolare causerà un movimento limitato, un recupero ritardato e un’artrite traumatica del gomito.
La fissazione della frattura dovrebbe essere sufficientemente forte da consentire esercizi attivi delicati anche prima che le radiografie mostrano evidenza di unione completa.
La frattura scomposta dell’olecrano causa insufficienza del tricipite.
Il trauma più frequente è quello diretto, dovuto ad una caduta sulla punta del gomito.
Quando è indiretta è causata da una contrazione forzata del tricipite.
I sintomi che potresti avvertire sono:
Le complicanze comuni nelle fratture dell’olecrano sono solitamente tardive:
Trattamento conservativo:
Questo è indicato per fratture non scomposte e con spostamento inferiore a 2 mm.
Nei bambini, viene eseguita la riduzione chiusa e l’arto viene immobilizzato in doccia gessata fin sopra il gomito per 3-4 settimane.
Trattamento chirurgico:
La chirurgia è il trattamento di scelta negli adulti.
La riparazione del tricipite viene eseguita per le fratture da avulsione.
Per le fratture trasversali e da avulsione dell’olecrano e per le fratture non comminute e prossimali alla fossa coronoidea, deve essere utilizzata una riduzione aperta e una fissazione interna con cerchiaggio metallico ad 8.
La fissazione midollare con una singola vite interframmentaria è indicata nella frattura comminuta dell’olecrano quando il suo frammento distale e la testa del radio sono lussati anteriormente.
È necessaria una fissazione rigida per prevenire il ripetersi della lussazione.
La placca sagomata e le viti sono indicate nelle fratture comminute.
Il capitello è la porzione anteriore del condilo omerale laterale. Questa frattura è unica per essere sempre intra-articolare.
Sono molto comuni ed occupano il secondo posto nella classifica delle fratture di gomito.
Sono delle lesioni complesse che comportano la sollecitazione, se non la rescissione, delle strutture adiacenti, quali la membrana interossea dell’avambraccio e l’articolazione del polso (articolazione radio-ulnare).
Sono fratture causate da una forza in compressione, trasmessa longitudinalmente dalla mano al gomito, per cadute o impatti violenti.
Il meccanismo di lesione è dato da una caduta a mano tesa, con flessione o estensione del gomito e le forze di taglio risultanti attraversano la testa radiale, recidendo la testa radiale.
In base alla dimensione del frammento articolato, è classificato in tre tipi:
Supinazione: il palmo della mano volge verso l’alto.
Pronazione: il palmo della mano volge verso il basso.
Trattamento conservativo:
Trattamento chirurgico:
L’avambraccio è costituito da due ossa lunghe: il radio (nella foto A sottostante è l’osso più a sinistra e quindi quello più esterno dell’avambraccio) e l’ulna (nella foto A sottostante è l’osso più a destra e quindi quello più interno all’avambraccio).
Il loro rapporto varia in base allo stato di rotazione:
Le fratture dell’avambraccio sono molto frequenti nei bambini e sono ancor più frequenti delle fratture del gomito.
La frattura di entrambe le ossa dell’avambraccio negli adulti è spesso dovuta a cadute, ad aggressioni, ecc.
Il meccanismo della lesione è diretto, ad esempio se un manganello ti colpisce l’avambraccio, può creare il danno.
Il meccanismo di lesione è indiretto durante eventi traumatici come una caduta sulle mani tese in rotazione interna o esterna del polso.
Potresti accusare:
Questo tipo di fratture incidono particolarmente sulla funzionalità dell’arto, in quanto viene persa la capacità di poter effettuare movimenti di pronazione e supinazione della mano.
Se la frattura si presenta superiormente (figura a), la scomposizione è maggiore e di conseguenza il danno e la malformazione, in quanto i muscoli bicipite (BB), supinatore (S) e pronatore rotondo (PR) trazionano i frammenti di frattura.
Se la frattura si presenta distalmente e quindi più vicino al polso (figura b), la separazione delle ossa è minore.
Complicazioni immediate:
Complicazioni tardive:
Trattamento conservativo:
Il trattamento deve mirare dapprima alla riduzione anatomica, per ripristinare la normale fisionomia ossea.
Nei bambini il trattamento è generalmente incruento, anche in caso di scomposizione dei frammenti.
Le fratture non scomposte e incomplete vengono trattate mediante immobilizzazione con una doccia gessata fin sopra al gomito.
Il trattamento delle fratture scomposte consiste in una riduzione chiusa mediante metodi di trazione e contro trazione in anestesia generale seguita da un calco in gesso sopra il gomito.
Trattamento chirurgico:
Negli adulti è spesso indicata la riduzione a cielo aperto con fissazione interna perché è difficile riguadagnare lunghezza, apposizione, allineamento assiale e rotazionale normale negli adulti mediante riduzione chiusa.
La riduzione aperta è di due approcci, uno per il radio e l’altro per l’ulna.
La scelta degli impianti per l’ulna è un chiodo midollare o una placca e viti, ma per il radio della frattura, di solito si desidera una placca di compressione rigida.
L’innesto osseo spongioso viene eseguito se la comminuzione è superiore a un terzo della circonferenza dell’osso.
Le fratture del polso comprendono tutte quelle fratture della porzione distale del radio.
Le fratture dell’ulna, invece, sono quasi del tutto assenti.
Sono al primo posto di tutte le altre lesioni traumatiche dello scheletro.
Con maggior frequenza si evidenziano nei soggetti maschili tra i 30 e i 50 anni; da quell’età in poi, l’evento traumatico è da attribuire maggiormente ai soggetti femminili.
Si tratta di fratture extra-articolari o intra-articolari e sono classificate in base al meccanismo della lesione.
Tipi: sono classificati in cinque tipi, vale a dire:
Tipo I: Fratture metafisarie extra-articolari (es. frattura di Colles, frattura di Smith). Questi sono causati da forze di flessione.
Tipo II: fratture intra-articolari e comprendono le fratture del processo stiloideo sia dorsale che palmare di Barton. Sono causati da forze di taglio.
Tipo III: fratture intra-articolari e occlusione metafisaria. Le fratture del pilone radiale rientrano in questo gruppo. Sono causati da forze di compressione.
Tipo IV: si tratta di lesioni radio-carpali da avulsione.
Tipo V: Fratture multiple comunicate e dovute alle forze ad alta velocità.
Le cause sono date da traumi a bassa energia, come nelle cadute, oppure ad alta energia, come invece avviene negli incidenti stradali o in traumi da precipitazione.
In base alla scomposizione dei frammenti, le fratture del polso appariranno in questo modo:
Frattura di Colles: il trauma è indiretto, caduta sul palmo della mano in atteggiamento di difesa, in estensione (punto A nell’immagine precedente).
Presenta un’alterazione del profilo del polso, che presenta una deformità definita “a dorso di forchetta” (immagine a destra in basso) e “a baionetta” (immagine a destra in alto).
Questo accade perché il frammento di frattura del radio si sposta posteriormente e lateralmente al radio.
Frattura di Goyrand: sono fratture molto più rare di quelle di Colles, in quanto si verificano per cadute sulla mano atteggiata in flessione (punto B nell’immagine iniziale).
Sono chiamate fratture di Colles inverse, in quanto, sebbene la rima di frattura sia la stessa, lo spostamento del frammento avviene nel senso opposto.
I sintomi più comuni che potresti avvertire sono:
Complicazioni immediate:
Complicazioni tardive:
Le fratture del polso sono particolarmente instabili, motivo per il quale la scelta tra la terapia conservativa e chirurgica dev’essere ponderata in base dal grado di riducibilità e dalla stabilità dei monconi di frattura.
Trattamento conservativo:
Il trattamento tramite doccia gessata deve essere evitato in una frattura instabile, perché costringe il polso in una flessione ed inclinazione ulnare tale, che potrebbe causare decubiti, compressioni nervose, o far insorgere una sindrome algodistrofica.
L’indicazione al trattamento dipende dal fatto che la frattura sia riducibile con manovre esterne e che si mantengano stabili dopo la riduzione.
Le fratture composte vengono trattate con apparecchio gessato antibrachio-metacarpale per 30 giorni.
Trattamento chirurgico:
Nelle fratture scomposte si procede attraverso una osteosintesi tramite fili di Kirschner percutanei o tramite placca a stabilità angolare, in cui le viti sono avvitate alla placca stessa per conferire maggiore stabilità e ne riduce i tempi di immobilizzazione.
Le fratture del carpo e della mano riguardano prettamente lo scafoide (che detiene il primo posto in questo tipo di fratture, con un’incidenza del 75%), mentre invece le fratture delle altre ossa carpali sono più rare.
La lesione si manifesta a causa di una caduta sul palmo della mano o per colpi ad alta intensità con il pugno chiuso.
La diagnosi è sempre molto difficile, in quanto sono ossa di piccole dimensioni e le loro fratture sono la maggior parte composte o leggermente scomposte.
Le fratture composte, nelle radiografie, possono a volte dare esito negativo.
Ciò che potresti avvertire, potrebbe presentare con:
Le complicanze delle lesioni dello scafoide sono:
Trattamento conservativo:
Nelle fratture composte si procede con l’immobilizzazione del braccio tramite gesso che comprenda avambraccio, polso e mano fino alla prima falange del primo dito.
Trattamento chirurgico: le fratture scomposte richiedono un intervento più cruento e vengono stabilizzate tramite fili di Kirschner o viti, al fine di iniziare con la mobilizzazione dell’articolazione.
Le fratture che comprendono il bacino e gli arti inferiori, a differenza di quelle degli arti superiori, hanno dei tempi di guarigione e di trattamento diversi, sia in ambito chirurgico, che fisioterapico.
Questo avviene in quanto sono ossa soggette al carico e di conseguenza una loro riduzione o guarigione parziale andrebbe a compromettere tutte le funzioni del cammino.
Le fratture dell’arto inferiore comprendono tutte le fratture dell’osso femorale, del ginocchio e della caviglia.
Le fratture del femore si verificano perlopiù nei soggetti anziani, per traumi di moderata energia, come le cadute al domicilio e durante le attività della vita quotidiana.
Il fattore aggravante principale in ambito senile è dato dall’osteoporosi, che riduce la massa ossea e indebolisce la resistenza meccanica dell’osso.
In particolare, nel femore, si presenta maggiormente a livello del collo femorale e della regione trocanterica.
Possono presentarsi nei soggetti adulti, anche se più raramente, per traumi ad alta energia, dovuti ad incidenti stradali, sport, ecc.
Le fratture del femore si classificano in base alla sede di lesione e sono:
Le fratture del femore prossimale sono suddivise in due grandi categorie, che in base alla scomposizione dei frammenti, definiscono anche la gravità dei sintomi e delle complicanze.
Quando la frattura femorale è all’interno dell’articolazione, nelle fratture mediali, la scomposizione dei frammenti ossei è limitata dall’azione della capsula e dai legamenti.
Quando invece la frattura è all’esterno dell’articolazione, come avviene in quelle laterali, la scomposizione dei frammenti ossei può essere più grave.
A causa dell’azione dei muscoli dell’anca (pelvitrocanterici) il moncone di frattura più distante, viene trazionato verso l’alto e si ruota esternamente.
Anche il segmento più interno di frattura subisce un movimento rotatorio, causato dallo spostamento del precedente, che ne apporta una spinta.
Il seguente quadro clinico compare in ciascuna delle due grandi categorie di fratture, ad eccezione che in quelle laterali il danno è maggiore.
Nelle fratture laterali del femore prossimale si avrà in aggiunta una situazione in cui l’arto:
Complicazioni immediate:
Complicazioni tardive:
Le linee guida generali per la scelta di trattamento conservativo o chirurgico nelle fratture del femore sono in base all’età del soggetto:
In questo tipo di fratture la terapia è prettamente chirurgica, ma dipende dal fatto che la frattura possa essere composta o scomposta:
Nelle fratture mediali composte, si procede per osteosintesi tramite viti multiple o placca e viti;
Nelle fratture mediali scomposte, l’approccio terapeutico varia dall’età e della stato di salute del paziente:
Nelle fratture laterali, si procede con la riduzione della frattura e con l’osteosintesi dei segmenti ossei tramite viti-placche a scivolamento o chiodi cefalo-midollari.
La scelta di tale procedura è data dal fatto che essendo fratture al di fuori dell’articolazione, la necrosi della testa del femore e le viziosi consolidazioni non compaiono così frequentemente.
Le fratture della diafisi femorale colpiscono una popolazione giovane, a causa di sollecitazioni traumatiche intense, come incidenti stradali o incidenti sul lavoro.
L’incidenza maggiore si localizza al terzo medio della struttura ossea (a metà dell’osso).
Di solito, è dovuto a una forte violenza ed è comune nei giovani adulti perché le aree metafisarie dell’osso, trasmettono le forze traumatiche alla diafisi, causando la frattura.
Rapporto maschi femmine = 3 : 1
Età media di occorrenza = 25-35 anni
Ad esempio negli adulti, le cause più comuni sono:
E nei bambini sono dovuti a:
Nei pazienti anziani, le aree metafisarie sono fragili e quindi la frattura della diafisi è rara.
L’incidenza maggiore si localizza al terzo medio della struttura ossea (a metà dell’osso).
Poiché la frattura del femore è solitamente dovuta a una grave violenza, potresti avvertire sintomi particolari come:
Nelle fratture prossimali, il segmento osseo più vicino all’anca viene tirato verso l’esterno e in avanti, mentre il segmento più distante viene tirato verso l’interno fino alla coscia;
Nelle fratture distali, il segmento osseo più vicino al ginocchio si sposta all’indietro e il segmento prossimale viene tirato in avanti e nella coscia.
Complicazioni immediate:
Complicazioni tardive:
Trattamento conservativo:
Da 0 a 2 anni: applicazione di un gesso spica in posizione umana o con trazione Bryant/Gallows modificata:
Da 2 a 10 anni: la maggior parte delle fratture dell’anca si osserva in questa fascia di età.
Qui la trazione di Russell divisa è più utile:
Da 10 a 15 anni: tutore gessato fino alle pelvi.
Più di 15 anni: il trattamento è lo stesso degli adulti:
Trattamento chirurgico:
Negli adulti la trazione scheletrica è utile solo nelle fasi iniziali e quindi il suo ruolo è limitato.
Il tempo medio di trazione richiesto è di 12 settimane e questo dà luogo a complicazioni da decubito come piaghe da decubito, polmonite, calcolo renale, ecc.
Il miglior metodo per gestire una frattura della diafisi femorale negli adulti è in riduzione aperta e fissazione interna.
La scelta degli impianti potrebbe essere tra un chiodo intramidollare standard (chiodo K), un chiodo ad incastro o una placcatura.
Nei giovani e negli adulti, l’approccio chirurgico per l’esposizione alla frattura è definito come riduzione della frattura e osteosintesi mediante un fissatore esterno:
La parte distale del femore comprende il terzo inferiore.
Il femore distale è soggetto alla forza del quadricipite anteriormente e alla forza di flessione del gastrocnemio posteriormente.
La frattura del femore distale rappresenta il 7% di tutte le fratture femorali ed è costituita da fratture sovracondiloidee e intercondiloidee.
Le fratture del ginocchio si dividono in base alla sede di lesione specifica:
L’ applicazione di forze ad alta intensità assiali e in rotazione sul ginocchio in valgo (internamente) o in varo (esternamente), possono provocarne la frattura.
Le cause più comuni sono da attribuire a incidenti automobilistici, cadute, ecc.
Al momento del trauma puoi avvertire i seguenti sintomi:
Complicazioni immediate:
Complicazioni tardive:
Terapia conservativa:
Questo ha un ruolo limitato e di solito è utile nelle fratture impattate e non scomposte.
Nelle fratture impattate è sufficiente un lungo gesso della gamba e nelle fratture non scomposte è sufficiente un lungo gesso sopra il ginocchio dopo un periodo iniziale di trazione cutanea o scheletrica.
I metodi di trazione sono principalmente trazioni scheletriche, chiamate trazione tibiale superiore.
Qui la trazione scheletrica viene applicata attraverso l’estremità superiore della tibia.
Il peso iniziale utilizzato è di circa 15-20 libbre e viene successivamente ridotto.
La trazione viene praticata per un periodo di 8-12 settimane e il paziente viene messo su tutori fissi.
Per prevenire lo sviluppo della rigidità del ginocchio, il paziente è incoraggiato a eseguire i movimenti del ginocchio durante la trazione stessa.
Terapia chirurgica:
La scelta del metodo di fissazione è tra la fissazione midollare e la fissazione della piastra della lama.
Fissazioni interne: chiodi di Rush, l’unghia di Ender, i chiodi endomidollari, chiodi di bloccaggio statici, ecc. sono alcuni dei metodi di fissazione midollare comunemente usati.
La fissazione esterna viene utilizzata per la fissazione temporanea o permanente di queste fratture in caso di fratture femorali distali aperte e se associate a lesioni vascolari.
La rotula è il più grande osso sesamoide del corpo.
L’incidenza è di circa l’1% di tutte le fratture scheletriche.
Età: comune nella fascia di età 20-50 anni.
Rapporto Maschi:Femmine = 2: 1.
Trauma diretto: è dovuto a lesioni da cruscotto e da caduta diretta sulla rotula.
Di solito causano fratture comminute e sono le cause più comuni.
Trauma indiretto (contrazione del quadricipite).
La contrazione forzata improvvisa del quadricipite, come negli sportivi e negli atleti, può causare una frattura rotulea.
Qui la frattura è solitamente trasversale e talvolta si possono osservare fratture da avulsione dei poli prossimali o distali dell’osso.
Il quadro clinico del soggetto che ha subito un danno rotuleo è specifico per questo tipo di fratture.
I sintomi che potresti avvertire sono:
Complicazioni immediate:
Complicazioni tardive:
Trattamento conservativo:
Nel caso in cui non la frattura rotulea non presenta una separazione dei frammenti ossei (diastasi) o nel caso delle infrazioni, il trattamento è conservativo, caratterizzato da un tutore femoro-malleolare per 30 giorni o ginocchiera.
Trattamento chirurgico:
Nel caso in cui invece non la frattura rotulea presenta una netta separazione dei frammenti ossei, il trattamento è chirurgico.
La frattura viene ridotta, riportandola allo stato fisiologico del paziente, rimuovendo le eventuali strutture che si sono interposte nella linea di frattura.
L’operazione finale è data dal cerchiaggio metallico rotuleo e successiva applicazione di una ginocchiera per 30 giorni:
Il piatto tibiale è la parte dell’osso della gamba, la tibia, dove si poggiano i menischi.
Unendosi con le due componenti più distanti del femore, i condili femorali, forma la grossa componente dell’articolazione del ginocchio.
Le fratture del piatto tibiale sono causate da traumi da caduta dall’alto, quali cadute da cavallo, dalla moto, ecc.
La forza di lesione è indiretta, esercitata da uno o da entrambi i condili femorali, che spingono sulla tibia, fratturando entrambi i piatti tibiali.
52% a causa di lesioni da auto-pedone.
17% per caduta dall’alto.
31% di cause varie come gli infortuni nel calcio o nel rugby/football.
Complicazioni immediate:
Complicazioni tardive:
Trattamento conservativo:
Come per tutte le fratture composte, si applica un tutore femoro-podalico per circa due mesi, calcolando anche il tempo che le strutture ossee richiedono per poter permettere alla persona di poter mettere il peso sull’arto.
Trattamento chirurgico:
Nelle fratture scomposte che hanno subito una separazione, vengono ridotti i frammenti ossei e sintetizzati tramite placche e viti o anche solamente con delle viti libere (nell’immagine sottostante, a sinistra).
Nel caso in cui i frammenti ossei scomposti sono andati in affossamento osseo, vengono sollevate le superfici articolari e la perdita di spongiosa ossea (la componente più vicina all’articolazione, che ha una consistenza simile ad una spugna) viene colmata con innesto osseo e sintetizzata con dei mezzi di sintesi (nell’immagine sottostante, a destra).
Le fratture della diafisi tibiale sono le fratture delle ossa lunghe più comuni e sono famose per l’elevata incidenza di fratture aperte.
L’incidenza maggiore è da attribuire ai bambini e agli adulti.
Nei soggetti anziani questo tipo di fratture sono conseguenti a cadute banali.
Le fratture della gamba possono comprendere:
Il meccanismo della lesione può essere sia diretto che indiretto:
I traumi diretti sono dovuti a incidenti stradali (modalità di lesione più comune), caduta, aggressione, ecc.
Le fratture aperte sono molto comuni in questi tipi di traumi.
I traumi indiretti sono dovuti a cadute e a forze di torsione dovute a traumi sportivi, che di solito causano fratture a spirale.
Percentuali di incidenza delle fratture della gamba:
Complicazioni immediate:
Complicazioni tardive:
Trattamento conservativo:
La gestione conservativa viene eseguita nella maggior parte dei casi e consiste nella riduzione della frattura e nell’applicazione di un gesso per la gamba lunga per 2-3 settimane, un gesso totale sotto il ginocchio che viene modellato attorno ai condili tibiali e alla rotula come una protesi con tendine rotuleo è applicato ed è consentito il movimento dell’articolazione del ginocchio e il carico.
Indicazioni per il gesso femoro-podalico:
Trattamento chirurgico:
Solo il 5% dei casi richiede un trattamento chirurgico nelle fratture tibiali.
Indicazioni Assolute:
Vantaggi:
Nelle fratture scomposte e negli adulti, il trattamento è cruento, volto quanto prima a ridurre e a stabilizzare la traslazione dei frammenti, in quanto è a rischio di produrre embolie grassose.
La metodologia d’elite è data dalla osteosintesi tramite chiodo endomidollare (nell’immagine sottostante a sinistra).
Nelle fratture scomposte ed esposte, i fissatori esterni trovano indicazione più adeguata (nell’immagine sottostante a destra).
Le fratture della caviglia comprendono tutte quelle lesioni che coinvolgono:
Fattori di incidenza:
Le caviglie subiscono lesioni a causa di forze per:
Per esempio, durante il movimento di discesa delle scale, può capitare di prendere una distorsione alla caviglia:
Le lesioni alla caviglia sono classificate in base al meccanismo che le causa.
Quindi, è di fondamentale importanza comprendere il movimento della caviglia per comprenderne la classificazione:
In adduzione, il retropiede viene spostato verso la linea mediana e in abduzione viene spostato lateralmente.
In base alla combinazione di più di uno di questi movimenti si potranno causare diversi tipi di fratture e conseguenti danni collaterali alle strutture adiacenti:
Adduzione e supinazione:
Stadio 1: frattura del malleolo laterale (frattura monomalleolare) e/o rottura del legamento collaterale laterale;
Stadio 2: stadio 1 + rottura del legamento tibio-fibulare anteriore + frattura del malleolo posteriore della tibia (frattura bimalleolare);
Stadio 3: stadio 2 + frattura del malleolo mediale e lesione del legamento deltoideo (frattura trimalleolare).
Abduzione e pronazione:
Stadio 1: frattura del malleolo mediale e/o rottura del legamento deltoideo;
Stadio 2: stadio 1 + rottura del legamento tibio-fibulare antero-inferiore e postero-inferiore, con frattura del malleolo posteriore della tibia;
Stadio 3: stadio 2 + frattura obliqua sopramalleolare del perone.
Pronazione e rotazione esterna:
Stadio 1 : frattura del malleolo mediale e/o rottura del legamento deltoideo;
Stadio 2: stadio 1 + rottura del tibio-fibulare antero-inferiore e legamento interosseo;
Stadio 3: stadio 2 + rottura della membrana interossea e frattura a spirale del perone;
Stadio 4: stadio 3 + frattura del malleolo posteriore della tibia per avulsione legamentosa da parte del legamento tibio-fibulare postero-inferiore.
Circa il 75 per cento dei casi rientra nel movimento di adduzione e supinazione.
Complicazioni immediate:
Complicazioni tardive:
Terapia conservativa:
La metodica conservativa consiste nell’inversione delle forza lesive, mediante la riduzione chiusa e l’applicazione di un calco in gesso sotto il ginocchio (gambaletto).
La decisione finale viene presa in base al criterio di stabilità della lesione:
Terapia chirurgica:
Si fissa dapprima il malleolo laterale con placche o viti e successivamente si fissa la frattura malleolare mediale con una sola vite perpendicolare alla linea di frattura.
Inizialmente viene applicata una stecca sotto il ginocchio e successivamente viene applicato un gesso.
La scelta della terapia chirurgica dipende dalla sede e dal meccanismo di lesione:
Fratture dovute principalmente all’abduzione: sono meno comuni delle fratture causate da rotazione esterna. Tuttavia, i principi del trattamento rimangono gli stessi. Se la riduzione chiusa fallisce, è preferita la riduzione aperta.
Durante la riduzione aperta si fissano entrambi i malleoli.
Frattura dovuta principalmente all’adduzione: l’incuneamento di frammenti piccoli nella linea di frattura spesso impedisce la riduzione chiusa, per cui è necessaria la riduzione aperta e la fissazione interna.
Si fissa il malleolo mediale, poiché è più instabile, tramite osteosintesi con due viti, una ad angolo retto rispetto all’asse tibiale e l’altra ad angolo retto rispetto alla linea di frattura.
La frattura del perone laterale viene stabilizzata con placca e viti.
Frattura dovuta principalmente alla compressione verticale: può essere isolata o associata ad altre forze sopra descritte. I margini del plafond tibiale anteriore e posteriore sono fratturati. Sono descritti due tipi:
Frattura marginale posteriore per frattura non scomposta: è sufficiente il gesso sotto il ginocchio. Per oltre il 25% del coinvolgimento della superficie articolare, è preferibile effettuare la riduzione esterna con osteosintesi interna tramite due viti.
Frattura marginale anteriore (lesione del plafone tibiale): può includere uno schiacciamento del labbro anteriore o può includere un frammento maggiore. Se schiacciato, viene data la trazione calcaneare e se è presente un frammento di grandi dimensioni, è richiesta la riduzione esterna e fissazione interna.
L’astragalo è un osso interposto tra la porzione finale della tibia e il calcagno:
Le fratture del collo dell’astragalo sono seconde in classifica tra tutte le fratture della caviglia (30%), per frequenza a scheggiarsi e a subire fratture da avulsione.
Le fratture del corpo dell’astragalo, per contro, sono relativamente rare.
Meccanismo di lesione del collo dell’astragalo:
Meccanismo di lesione del corpo dell’astragalo:
Complicazioni che si presentano generalmente nelle fratture astragaliche:
Complicazioni immediate:
Complicazioni tardive:
Complicazioni che si presentano generalmente nelle fratture astragaliche:
Complicazioni immediate:
Complicazioni tardive:
Terapia proposta per il trattamento delle fratture astragaliche:
Trattamento conservativo:
Il trattamento incruento delle fratture composte si basa sull’immobilizzazione con gambaletto gessato per almeno 2 mesi.
Il carico sull’arto non viene concesso prima di 2-3 mesi.
Trattamento chirurgico:
Il trattamento cruento consiste nella riduzione della frattura e sintesi con una o più viti e fili di Kirschner.
Il calcagno è l’osso della caviglia più spesso fratturato.
È un osso “morbido” che risiede all’interno del tallone e svolge i “lavori sporchi” come la trasmissione del peso e la locomozione.
È un “piccolo” osso creato per ruoli “grandi” impegnativi e difficili.
A causa della sua posizione è raramente fratturato, ma per la sua funzione è una sede per molti problemi nella vita come dolore al tallone, sperone calcaneare, ecc.
I pochi sfortunati, che sono più inclini alle fratture del calcagno, sono quelli che hanno maggiori probabilità di cadere dall’alto e atterrare in piedi come:
Questo tipo di lesioni ossee vengono classificate in:
Il meccanismo di lesione è causato da:
Fattori di incidenza:
2. Fratture intra-articolari.
Questo tipo di traumi ossei rappresentano il 60% di tutte le lesioni tarsali e il 75% di tutte le fratture calcaneari.
Il meccanismo di lesione è causato prettamente da una caduta dall’alto: l’astragalo funge da cuneo e viene spinto verso il basso.
La pseudoartrosi è rara a causa della natura spugnosa dell’osso.
Trattamento fratture extra-articolari:
Frattura del processo anteriore:
Frattura della tuberosità:
Frattura del processo calcaneare mediale:
Frattura sustentaculum tali:
Frattura del corpo che non coinvolge l’articolazione sottoastragalica: risponde bene al trattamento conservativo.
Trattamento Fratture intra-articolari:
I metodi di base del trattamento consistono in:
Nessuna riduzione e movimento precoce con:
Riduzione e fissazione interna.
Le fratture del bacino possono coinvolgere tutte le sue componenti:
Il quadro clinico grave di una persona che ha subito una frattura del bacino è più riscontrabile nelle fratture che interrompono il cingolo pelvico e sono:
Vengono distinte in tre gruppi:
Le prime sono associate ad altre fratture, come accade ad esempio nei pazienti politraumatizzati.
Le seconde, invece, conseguono di solito a gravi traumi, come incidenti stradali, cadute dall’alto, ecc.
Il terzo tipo di fratture, sono causate da traumi ad alta energia, che agiscono sul femore distalmente.
Le fratture che non interrompono la continuità del cingolo pelvico sono:
Come avviene il meccanismo di lesione:
Le complicazioni che possono verificarsi in questo tipo di fratture è nel caso delle lesioni del sacro, nelle quali va riscontrato un eventuale deficit neurologico.
La terapia che viene effettuata in caso di lesioni del bacino senza interruzione del cingolo pelvico consiste nel riposo a letto, per un periodo tra i 20 e i 40 giorni.
Quali sono le fratture che interrompono la continuità del cingolo pelvico:
Questo tipo di fratture sono più complesse sia per la forza lesiva, che per le eventuali complicazioni agli organi viscerali.
Il trauma avviene con una forza lesiva ad alta intensità che trasversalmente avvicina le due ali iliache verso l’interno (B), o aprendole verso l’esterno (C), o ancora verticalmente dall’alto (A).
Le complicazioni in questo tipo di fratture sono immediate:
Terapia conservativa:
Al paziente viene prescritto un periodo di riposo a letto per almeno un mese, con o senza tutore gessato (ciò dipende dalla dislocazione dei frammenti, che non deve superare i 3 cm).
Terapia chirurgica:
Si procede per la riduzione e la stabilizzazione chirurgica con placca e viti (ed in alcuni casi con una fissazione esterna), nelle fratture con significativa dislocazione dei frammenti ed instabilità.
Fratture del cotile e dell’acetabolo:
Le fratture dell’acetabolo e del cotile si presentano per la maggior parte, per urti del ginocchio contro il cruscotto dell’auto, durante incidenti automobilistici, e anche per cadute dall’alto, come per esempio durante alcuni gesti sportivi.
La forza d’urto, trasmessa dalla testa del femore, agisce sull’acetabolo, fratturandosi.
Quando sospettare una lesione del cotile e dell’acetabolo:
Quali sono le possibili complicazioni in una lesione del cotile e dell’acetabolo:
Complicazioni immediate:
Complicazioni tardive:
Terapia conservativa e chirurgica nelle fratture di cotile e acetabolo:
Terapia conservativa:
Nelle fratture composte, il semplice riposo a letto è sufficiente fino alla guarigione dell’osso.
Terapia chirurgica:
Nelle lesioni del bacino con lussazione della testa femorale, è necessario un trattamento di urgenza per la riduzione della lussazione in anestesia completa, al fine di evitare la necrosi del femore.
Viene applicata quindi una trazione transcondiloidea femorale per evitare un’eccessiva pressione tra il femore e il cotile e anche per ridurre le eventuali recidive future di ulteriori lussazioni.
La ricostruzione della parete cotiloidea viene ricostruita con intervento di osteosintesi con placca e viti e successivamente viene applicato un tutore gessato pelvipodalico.
Essendo ossa predisposte al carico del corpo, la persona che ha subito tale lesione, non può camminare prima di quattro mesi.
Le fratture vertebrali sono tra le più complesse nella traumatologia scheletrica, in quanto il rachide è una struttura composta da molteplici comparti anatomici complessi, e le lesioni che subisce, possono racchiudere quadri molto gravi, sia a livello diagnostico, che in riabilitazione, per la loro guarigione e risoluzione.
La prima distinzione va fatta in base al danno alle radici nervose, che, se presente, ne distingue anche la gravità stessa:
I sintomi sensitivi e motori, che derivano da un danno neurologico, possono interessare, in base alla sede di lesione:
Una seconda distinzione, invece, va fatta in base alla sede di frattura della vertebra stessa:
Dal punto di frequenza e di zona, le fratture vertebrali si verificano maggiormente a livello della zona di passaggio tra la colonna toracica e lombare.
Questo avviene perché, data la meccanica vertebrale, i tratti sono completamente diversi:
Come si sospetta la presenza di una frattura vertebrale?
Prima di tutto bisogna individuare se la frattura è amielinica o mielinica:
Nella frattura amielinica il quadro clinico è dato da dolore a livello del segmento interessato che aumenta se:
Nella frattura mielinica il quadro clinico è critico ed immediato.
All’esame clinico, la diagnosi del livello di lesione si pone individuando i gruppi muscolari più’ lontani funzionanti.
Come precedentemente accennato, il danno neurologico che ne scaturisce, dipende dalla sede di lesione.
Nella prima fase la sintomatologia neurologica si manifesta con;
Nella seconda fase (oltre i 10 giorni dal trauma) si può verificare una regressione graduale dei sintomi, che varia in base all’intensità e all’entità del danno.
Nel caso in cui i sintomi persistono anche dopo i 10 giorni, è da prevedere un’irreversibilità dei sintomi neurologici.
Quali sono le complicazioni che possono insorgere in una frattura vertebrale:
Quale trattamento viene effettuato in caso di frattura vertebrale?
Nel caso delle fratture stabili, senza interessamento del midollo spinale, lo scopo del trattamento è quello di ridurre e mantenere ridotta la lesione il più’ possibile, fino alla guarigione spontanea.
I metodi utilizzati sono generalmente due: l’apparecchio gessato ed il busto ortopedico.
Il primo viene utilizzato quando si vuole tentare una riduzione della frattura e il secondo quando si decide di mantenere la deformità del trauma, fino alla guarigione ossea.
Nel caso invece delle fratture con impatto midollare, la terapia chirurgica viene effettuata se il danno neurologico è determinato dalla dislocazione di un frammento osseo o dalla riduzione del canale midollare (stenosi).
Nelle discopatie degenerative, si può procedere con l’osteosintesi delle due vertebre tramite artrodesi (operazione chirurgica in cui due ossa vengono unite con o senza l’inserimento di un impianto, come per esempio viti, barre, placche, ecc.).
Bibliografia:
C.Morlacchi, A. Mancini. Clinica Ortopedica. IV edizione Piccin.
Jutta Hochschild. Apparato locomotore, anatomia e funzioni. Edi-Ermes.
Federico A. Grassi, Ugo E.Pazzaglia, Giorgio Pilato, Giovanni Zatti. Manuale di ortopedia e traumatologia. Elsevier; seconda edizione 2012.
Mark D.Miller, stephen R.Thompson. Miller’s review of Orthopaedics. Elsevier; 7th edition 2016.
J. Maheshwari, Vikram A.Mhaskar. Essential Orthopaedics. Jaypee Brothers Medical Pub; 5h edition 2015.
John Ebnezar. Textbook of Orthopedics: With Clinical Examination Methods in Orthopedics. Jaypee Brothers Medical Pub; Supplement edition 2010.
Greenspan, Adam. Orthopedic Imaging: A Practical Approach. Lippincott Williams & Wilkins; 4th edition, 2004.
Frederick M Azar & James H. Beaty & S. Terry Canale. Campbell’s Operative Orthopaedics Volume 1,2,3,4. Elsevier; 13th edition, 2017.
Rafael Orozco, J. Miquel Sales, Miquel Videla. Atlas of Internal Fixation: Fractures of Long Bones. Classification, Statistical Analysis, Technique, Radiology. Springer; 1st edition 2000.
M. Schüenke, E. Schulte, U. Schumacher. Prometheus – Anatomia Generale e Apparato Locomotore. Edises; 2°edizione 2014.
Nigel Palastanga, Derek Field, Roger Soames, S. Boccardi, G. Fraschini.Anatomia del movimento umano. Struttura e funzione. Elsevier; 5° edizione 2007.